Giorgia Gentile

Cambiare paese e lingua è nel destino di Giorgia Gentile, dottoressa veterinaria di 28 anni che da marzo 2021 fa parte del team della clinica veterinaria Città di Bolzano. Originaria di Forlì il suo percorso professionale l’ha portata a studiare alla sede di didattica veterinaria di Ozzano (Bologna) e poi tra Portsmouth e Southampton nel Regno Unito.

“Ho voluto provare un’esperienza diversa. Forte e formativa affrontando un Paese straniero completamente da sola con la volontà di crescere anche come veterinaria”

Come è andata?

“Molto dura”

Per la lingua?

“Non tanto per la lingua. Purtroppo ho trascorso oltre la Manica il 2020, l’anno dello scoppio della pandemia. La distanza dagli affetti e dall’Italia si è fatta ancora più consistente per ovvi motivi. Ho visto il Belpaese due volte di numero in un anno e il mio compagno idem. Dal punto di vista personale è stata una sfida complicata e dura, anche a fronte delle molteplici chiusure, delle incertezze e dei timori. A livello professionale, però, sono cresciuta trovando una sfida probante”

Dove lavoravi?

“In una struttura di First Opinion che, con un parallelismo italiano, possiamo definire come una via di mezzo tra un piccolo ambulatorio e una clinica. Un luogo di prima visita come dice la parola stessa. Ho avuto la fortuna di imbattermi in molteplici casi più o meno variegati tra loro. Inoltre gli inglesi hanno veramente diversi animali in casa.. dal gatto al coniglio, dalla cavia ai mille porcellini d’india..”

 Poi Bolzano…

“Sì, per una serie di ragioni volevo tornare in Italia e riavvicinarmi a casa. Ho scelto questa clinica per la possibilità di lavorare in un vero team di confronto continuo con un coordinamento complessivo della dottoressa Francesca Brugnoli. Per me è un’opportunità di crescita quotidiana che mi rafforza e mi consente di approcciarmi ad una variegata casistica in particolare di medicina interna”

La dottoressa Gentile con il suo cane

Il tuo rapporto con la città di Bolzano?

“Per chi arriva da fuori richiede un certo ambientamento. Per quello che cercavo io rappresenta una buona soluzione e ci si lavora con serenità. Avevo anche voglia di tornare a poter parlare italiano con i proprietari. Nella madrelingua, a volte, si riescono a cogliere e trasmettere sfumature che in inglese sono più complicate”

Cosa ti ha portato a decidere di fare la veterinaria?

“La verità? Da piccola volevo curare i pappagalli”

E ora li curi?

“Purtroppo o per fortuna al momento no – ride – perché ovviamente la maggioranza dei casi sono relativi agli animali domestici più diffusi come i cani o i gatti ma onestamente va benissimo così”

Come ti vedi tra qualche anno?

“E’ una domanda difficile per me perché ho ancora molte strade percorribili davanti e sceglierò con cura. Nell’immediato aspiro a crescere guadagnando nozioni, tecniche e sicurezze nel lavoro in team con colleghi che hanno percorsi professionali magnifici”

Fuori dalla clinica?

“Acqua”

In che senso?

“Sono appassionata di immersioni, in particolar modo in apnea recentemente. Ho i relativi brevetti e quando posso saluto tutti e vado sotto la superficie del mare o del lago. In immersione tradizionale sono scesa fino a 40 metri mentre in apnea per ora ho il brevetto fino a 10 metri. Quest’ultima, se devo essere sincera, mi affascina sempre più”

In Alto Adige le fanno anche sotto il ghiaccio…

“Lo so però ammetto che l’idea di avere una lastra a tappare la superficie un po’ mi impaurisce. Vediamo se sarà una nuova sfida anche questa”