BOLZANO. Si chiamano brachicefali e sono tra i cani più delicati. Bulldog, boxer o carlini sono tra le specie più diffuse. Accoglierli in casa significa dedicarcisi con attenzioni ed impegno maggiori rispetto ad altri esemplari. Ne abbiamo parlato con il veterinario Tomaso Piaia della clinica Città di Bolzano particolarmente esperto nel settore.

Chi sono i brachicefali?

“Un mondo stupendo ma anche la decisione dell’uomo di avere dei cani handicappati. Inutile girarci attorno: questa è una verità. Si tratta, infatti, di razze create artificialmente con una morfologia molto particolare del torace e delle testa. Un quadro che porta anomalie anche gravi. Sono il frutto di una selezione di molti anni”

Quanto sono gravi queste anomalie?

“Una volta potevano condurre facilmente alla morte del cane. Oggi che la ricerca veterinaria è progredita siamo in grado di controllare più facilmente. Diciamo che abbiamo trovato delle contromisure ai nostri stessi errori”

Ma perché sono stati creati?

“Gli allevatori fanno quello che il mercato richiede. Se alla gente piace avere un cane con la testa di un bambino, simpatico e coccolone l’offerta andrà in quella direzione. Però dobbiamo gestire i pericoli che questo comporta”

Bulldog, boxer, carlino…ma quali sono le caratteristiche morfologiche preoccupanti?

“Fate conto che abbiamo preso un cane e lo abbiamo accorciato. Anche di molto. Praticamente sono senza naso e hanno altre zone della testa allargate. Questo crea una serie di conseguenze concatenate. Per questo parliamo di una sindrome e non di una malattia. È una concorrenza di problemi simultanei. Si possono determinare difficoltà alle prime vie respiratorie, alle basse vie respiratorie (i polmoni) ma anche ad altri organi come stomaco, intestino o cuore. Aspetti che interessano il sistema respiratorio, cardio circolatorio e digestivo. Tutti ovviamente collegati”

Come si tengono controllati?

“Sostanzialmente con un monitoraggio continuo e puntuale. Attraverso visite periodiche è l’anamnesi (la chiacchierata tra veterinario e padrone) a dare le indicazioni migliori sui punti dove si possono registrare difficoltà. Un cane che fa fatica a respirare, che vomita spesso o che si muove poco può darci indicazioni differenti. In quello che ci dice il padrone si trova il 90% dei problemi di un paziente. E’molto comune, in ogni caso, la necessità di una stadiazione”

Di cosa si tratta?

“La ricerca di un quadro, attraverso molteplici esami, che sia il più esaustivo possibile. Generalmente ci si basa su analisi del sangue, radiografie del torace ed endoscopie. Sempre in base a quello che viene riferito dal padrone, però, si crea un percorso adatto a possedere più dati possibili”

Intanto sta arrivando il caldo…

“Ed entriamo nel periodo molto delicato. Queste specie soffrono moltissimo perché, come tutti i cani, non hanno sudorazione. Ispirano aria più fredda scaldandola nei polmoni e poi la buttano fuori. Lo fanno, però, all’interno di un organismo che ha qualche difficoltà nel sostenere elevati ritmi di respirazione. Un bulldog, per esempio, fatica a respirare naturalmente e non è nemmeno avvantaggiato dalla figura un po’ a botte. Un levriero, per capirci, è più rapido a dissipare calore per la sua struttura. I brachicefali vanno presto in affanno innescando un circolo vizioso dove respirano sempre più velocemente scompensando i sistemi interni”

Come li aiutiamo?

“Partiamo dalle banalità: non uscendo mai con il cane nelle ore calde. Attenzione perché qui non si tratta del solito consiglio del veterinario ma proprio di abitudini salvavita. Chi sceglie questi cani si deve rassegnare alla sveglia puntata alle 5 o alle 6 di mattina per il giretto da replicare la sera molto tardi. Nell’estate più torrida è necessario anche un condizionatore casalingo. Può essere molto utile, inoltre, bagnare bene le estremità delle zampe con l’alcol. Quello rosa casalingo. In questo modo si può limitare la dispersione di caldo. Può anche essere utile avvolgere il cane in un asciugamano bagnato (all’esterno) oppure immergerlo in una fonte d’acqua”

Spesso gli interventi chirurgici correttivi per questi cani diventano fondamentali. Quanto bisogna averne paura?

“C’è molto timore per l’anestesia. In realtà il paziente brachicefalo trova giovamento dal tracheotubo (tipico dell’anestesia) perché elude le vie respiratorie facendolo inspirare ed espirare come non ha mai fatto prima. Paradossalmente per questi cani, anche se incoscienti, è una pratica piacevole con ottimi risvegli post operatori. Ovvio che certe procedure possono essere fatte solo da un team dove ogni professionista ha il suo preciso compito. Le complicazioni avvengono quando una persona sola deve seguire tutto (dall’anestesia al decorso) oppure quando la squadra non è rodata nell’assistere un paziente di questo tipo. Affiatamento e competenza, come sempre, fanno la differenza”.

Foto Tomaso Piaia
Foto Bulldog Pixabay